Ciao tu, buon ultimo sabato di Aprile!
Stasera di 10 anni fa conoscevo quello che sarebbe diventato mio marito: lo accoglievo con una sangria fresca nel giardinetto di casa al Pigneto alla mia Cena dei Matti, cui ogni partecipante era stato invitato a portare qualcuno. Mi colpirono la sua voce profonda e quell'aria naturalmente vintage, anche nel tagliare il pane; lui invece rimase subito impressionato dal fatto che bevevo l'acqua del sindaco e soprattutto dalla mia minigonna.
Il periodo più profumato, fresco e spensierato della mia vita.
Tutto ciò per introdurre l'argomento inerente a questa puntata di Librini: l'amore coniugale, romanticissimo e imperituro, narrato dal punto di vista di una moglie... molto particolare.
Giuro che non l'ho fatto apposta per celebrare il nostro anniversario ma, oramai che ci sono, dedico questa quarta puntata della newsletter a Lele, Mio marito.
Ma ecco cosa troverai in ordine sparso nelle "righe" che seguiranno.
In forma di testo:
Titolo
Autore
Editore
Numero di pagine
Prezzo
La mia attesissima ed irrinunciabile nonché per nulla esaustiva mini recensione
Espressioni, frasi o brani che mi sono piaciuti e potrebbero strabiliare anche te
In immagini:
La foto un po' bellina della copertina e una banalissima della quarta di copertina, del retro
La seconda e la terza di copertina, ovvero l'aletta anteriore e quella posteriore
La prima pagina, per poter leggere l'incipit e valutare l'impaginazione
Dediche e/o citazioni iniziali scritte bene e degne di nota
Il libro in mano, per saggiarne l'ingombro
Sipario.
Benvenuti nel nevrotico mondo della protagonista di questo romanzo veramente sui generis, molto particolare, anche un po' controcorrente, oserei dire; un esordio da urlo di una scrittrice quasi trentenne francese dal cognome italianissimo, Maud Ventura.
Premesso che, per quanto mi riguarda, il libro è irresistibile già solo per la sontuosissima copertina, posso confermare di essermelo fumato come una Camel lungo la riva del mare all'ora in cui si alza il vento termico: è durato meno di una settimana e l'ho terminato durante un viaggio in treno fra Granada e Siviglia, grazie a un lungo pisolino di mia figlia. (Cosa che, fra l'altro, m'ha riportato con la mente ai tempi andati della giovinezza, quando macinavo chilometri e preparavo interi esami sui treni).
Sin dall'incipit, veniamo catapultati nel malato e ossessivo mondo della protagonista, della quale non scopriamo mai il nome pur diventando con lei molto intimi. Fin dalle prime righe la donna ci rivela il suo folle, spasmodico, maniacale, fanatico amore per il marito. Che di per sé, voglio dire, non è che si tratti proprio di una brutta cosa. Eppure lei stessa ne parla come di un morbo, giacché ammette che, dopo quindici anni di vita insieme, lei ancora desidera il marito come un'adolescente, con la stessa immutata passione degli inizi.
Per questo è molto gelosa, ha continuamente paura di perderlo, teme che nonostante la loro bella casa, due figli, una vita apparecchiata come si deve, lui possa decidere da un momento all'altro di lasciarla. Così, tutto il romanzo è una sorta di diario in cui leggiamo i pensieri senza filtri di questa moglie tanto bella quanto insicura che rimugina con ossessiva insistenza su ogni minimo gesto di un uomo che, a ben vedere, parrebbe condurre una vita sobria e tranquilla, senza particolari scheletri nell'armadio.
Tale moglie riempie interi quaderni di appunti per analizzare i comportamenti e le mancanze del consorte: ne ha persino uno dedicato alle punizioni in cui annota ogni possibile scivolone del coniuge per potergli affibbiare con equità una punizione adatta, secondo lei, a riequilibrare di volta in volta il rapporto. Controlla senza far capire che sta controllando; chiama o non richiama meditatamente facendolo apparire un caso; gli nasconde oggetti, gli rivolta le tasche alla ricerca di prove del suo amore o della sua infedeltà. È sensibile al punto che di notte le prude tutto il corpo perché è troppo innamorata di suo marito.
Per il resto, come dice lei, conduce una vita perfettamente normale.
Questa donna, per la quale non riesco a immaginare un nome ma che vorrei tanto ne avesse uno, perché leggendo le sue elucubrazioni sembra di vederla e di conoscerla davvero, è in realtà esilarante. La prosa risulta veloce, fresca, disincantata; la verve francese di certe uscite è spalmata su ogni pagina, sino all'epilogo, un capitolo che davvero non ci si aspetta.
Si legge facilmente e felicemente, questo libro, anche perché, diciamocelo, qualcuna delle paturnie della moglie protagonista l'abbiamo (o quanto meno l'abbiamo avuta) tutti. La bellezza è che a prendersi la briga di denunciare, o confessare, tutto questo indicibile è lei e non siamo noi. Chi è che non ha mai ingaggiato nell'arco della propria vita amorosa una caccia alle streghe per smascherare qualche malefatta della propria dolce metà alzi pure la mano (fatelo serenamente, che la newsletter non viene corredata da microcamere nascoste).
Le meticolose indagini che Mio marito (sì, anche lui senza nome durante tutto il libro) subisce apparentemente a sua insaputa sono architettate dalla protagonista attraverso un minuzioso lavorio che le occupa gran parte della giornata e le genera un carico mentale di proporzioni galattiche che uno va avanti a leggere perché non riesce a immaginarsi cos'altro possa ancora succedere; da quale altra finta minaccia possa volersi guardare la povera donna; quale ulteriore escamotage si potrà mai inventare per avere l'illusione di tenere sotto controllo la situazione.
I capitoli del libro sono i giorni della settimana: entriamo nel vivo della quotidianità di questa famiglia durante uno spaccato di vita qualsiasi, dal Lunedì alla Domenica. Scopriamo che per la moglie ogni giorno è rappresentato da un colore con un significato (per esempio il Martedì è un giorno di battaglia) e impariamo a riconoscerla e inquadrarla nella sua sconsideratezza in modo davvero intimo pur sentendoci sempre al di là di un vetro rispetto a lei, che sembra recitare la sua parte in una camera di sicurezza in cui non sa di essere rinchiusa, mentre una pletora di psichiatri e apprendisti tali la osservano prendendo voracemente appunti.
Con questa moglie - anche da moglie - davvero non è facile sentirsi in sintonia: la consideriamo spostata, esagerata, fanatica. Una matta. Eppure simpatica. Esasperante. Però deliziosa. Parla, scrive, fa cose e si comporta come una madamina degli anni Cinquanta; la s'immagina facilmente vestita di colori accesi, ben pettinata e con le unghie lucidissime, proprio come l'immagine della donna in copertina (anche se la moglie di Mio marito si adopera approfonditamente per apparire sempre bionda all'altezza dell'aggettivo) eppure paga in euro e ammette di essere schiava del cellulare.
È una di noi, ragazze. È una di noi che ha il coraggio di ammettere quanto sia malata d'amore e sopraffatta dall'attaccamento al marito tanto da averne avuto la vita condizionata - anche felicemente - da quindici anni. Questo personaggio femminile appare come il simbolo dell'anti femminismo, una poveretta da compatire, belloccia e impegnata a mantenersi tale per essere certa di non perdere presa sull'uomo che ha scelto; una che resta sveglia ad aspettarlo, sensibilissima alle sue mancanze, consapevolmente relegata a una posizione subordinata nel rapporto di coppia per aver scelto di essere lei il soggetto amante e non l'oggetto amato.
Una che - però - mi va a genio perché non riesco a trovarla patetica; sì esagerata, alla stessa stregua di come potrei trovare fissato chi beve un litro di Coca Cola al giorno, chi si lava i capelli ogni mattina, chi tratta gli animali meglio delle persone. Insomma, si tratta anche di punti di vista.
Maud Ventura tratteggia in prima persona un'eroina veramente al limite della normalità ma, calandoci con dovizia di particolari nei ragionamenti che fioriscono nella sua mente folle, ce la restituisce in modo tale che alla fine non risulta impossibile unire tutti i puntini che compongono il quadro di questa cosa così inevitabile, l'amore per suo marito.
La protagonista afferma più volte di trovare sollievo nella scrittura, per questo il libro non è mai inverosimile e ogni racconto, ogni resoconto anche di minimi fatti e dettagli del vissuto scandagliati e ripassati come in un percorso di analisi sono giustificati e rendono accettabile la donna, una che comunque ha un problema e ne è ben conscia. Ma i suoi ragionamenti al limite del parossismo, le paure, i voli pindarici sono veloci e incalzanti, si leggono in un Amen, avrebbe detto mia zia.
La grande domanda che uno si pone è se alla fine ci faccia più pena o più rabbia, se sia succube o carnefice e non saprei dire se l'epilogo aiuti o disorienti nel farsi un'idea univoca. Personalmente, sono rimasta frastornata dal suo ardire, perché tutto m'è sembrata tranne che una donna sottomessa: la moglie di questo romanzo è una manipolatrice seriale, precisina e severa, compita, una che sa il fatto suo; come spesso capita alle persone così quadrate, schiava più che altro di se stessa, vittima di quegli stessi stratagemmi che adopera per sentirsi più tranquilla e a suo agio, ma pur sempre una tipa tenace e caparbia.
Insomma, uomini, leggetelo, perché potreste imparare più di qualcosa. Nessuna delle vostre mogli è un'accollo come questo esilarante personaggio disegnato quasi fiabescamente dall'acuta Maud Ventura, statene certi. Eppure vi esorto a prendere spunto dall'assurdo narrato utile a comprendere certe sacche di verità dell'universo femminile. A proposito, penso sia un gran libro un romanzo che in epoca di nouvelle vague femminista abbia il coraggio di dare voce a una donna così fuori dal coro, così poco modello.
Anche Maud ce lo dice: per chi mastica il francese, ecco una breve intervista all'autrice, la quale cura anche il podcast Lalala in cui parla di temi inerenti l'amore, la coppia e il delirio che ne deriva.







Ho sottolineato...
pp. 15
So che sembra stupido, però più provviste compra mio marito, più ho l'impressione che mi ami. È come se investisse nella nostra coppia. Come il fruttivendolo che pesa a uno a uno i suoi sacchetti di carta, riesco a quantificare il suo amore ogni domenica quando torna dal mercato in base all'importo dello scontrino abbandonato sul fondo della sporta. In frigo: verdure e carne, tapenade del venditore di olive, un'insalata di pompelmi e polpa di granchio della trattoria, formaggio in abbondanza. Questa cucina stracolma mi fa battere il cuore.
p. 42
Louise è meravigliosa nel suo lungo vestito nero, e non posso fare a meno di dirle che sta bene con questo colore e questo taglio. Me ne pento non appena mi escono le parole di bocca. Provo a correggere questo difetto da anni: commento sistematicamente una collana, un rossetto o un profumo che mi piacciono (mentre dovrei accontentarmi di chiedere discretamente la loro provenienza per poi andare a comprarli). Ho sempre provato un'ammirazione smisurata per le donne che frequento, e farglielo notare mi mette insidiosamente in una posizione di inferiorità rispetto a loro. Devo imparare a non farlo. A farlo di meno. Louise mi ringrazia, ma non ricambia il complimento. Negli ambienti borghesi i complimenti scarseggiano.
p. 43
p. 43
Ho imparato l'eleganza (che alla fine si basa su tre semplici elementi: un cappotto, una borsa e un paio di scarpe costosissime. Una volta appresa questa santa trinità, il resto vien da sé).
p. 52
p. 52
Conosco mio marito. Ne conosco la finezza dello sguardo. Conosco la perspicacia e la giustezza delle sue associazioni di idee. Conosco la facilità con cui riesce a tratteggiare qualunque persona con una o due frasi. Devo arrendermi all'evidenza: l'uomo con cui sono sposata da oltre dieci anni pensa che io sia una clementina.
Per Louise mio marito ha scelto l'ananas. Davanti ai miei occhi associa la donna del suo migliore amico a un frutto estivo ed esotico, aspro e generoso. L'accosta all'America Latina e sottintende, ne sono certa, di non essere insensibile alla polpa succosa di questa pianta tropicale.
Mio marito ritiene quindi che il suo migliore amico sia sposato con un ananas, mentre sua moglie è una clementina. Vive con un frutto invernale, un frutto banale e poco costoso, un frutto del supermercato. Un piccolo frutto comune che non ha né la bontà dell'arancia né l'originalità del pompelmo. Un frutto suddiviso in spicchi, pratico e facile da mangiare, pretagliato, pronto all'uso, servito nel suo involucro.
p. 70
Non so di cosa parlare, ma non importa. Gli spunti per conversare, tra di noi, non sono mai mancati. Mi ricordo delle parole che scorrevano dalla sua bocca alla mia sin dai primi appuntamenti. A volte avevamo talmente tante cose da darci che ci dimenticavamo di fare l'amore. È forse per questo che non ci siamo mai baciati molto rispetto alle altre coppie. Gli innamorati che si baciano di continuo lo fanno spesso per mascherare la mancanza di argomenti: difficile avere una conversazione profonda sul senso della vita quando si sta con le bocche appiccicate. Io e mio marito non abbiamo mai avuto bisogno di baciarci per colmare questo vuoto; almeno è quello che mi ripeto per rassicurarmi quando Nicolas e Louise si baciano in cucina dopo cena: hanno finalmente un momento per chiacchierare in privato, e invece preferiscono baciarsi. Che cosa strana.
p. 91
All'inizio il nostro paesaggio amoroso sembrava una distesa infinita di dune; evocava il rischio di aridità e l'immensità del cielo stellato, il calore soffocante del giorno e il freddo improvviso della notte. Poi siamo diventati un lago: una distesa piatta e liscia. Ho visto mio marito abituarsi così tanto alla mia presenza da non considerarla più un miracolo. Ho visto il deserto trasformarsi in lago.
p. 95
A parte i pruriti inspiegabili e la passione travolgente per mio marito, ho una vita perfettamente normale. Niente è fuori posto. Nessuna incoerenza, nessuna mania, nessun indizio lampante che possa indicare un disturbo della personalità. Ho una dieta sana, non sono una madre angosciata dai propri figli, non ho problemi a raggiungere l'orgasmo durante i rapporti sessuali, non sono ipocondriaca. I miei amici mi adorano, i miei colleghi mi apprezzano, non ho nessun particolare feticismo sessuale, non ho paura di rimanere a casa da sola la sera, ho perdonato i miei genitori per i loro errori, ho un buon rapporto con le mie sorelle, non sono invidiosa, non sono distratta, non ho problemi di alcolismo e fumo solo sporadicamente. Ma sono innamorata pazza di mio marito e la sera a letto inizia a prudermi tutto il corpo.
p. 106
Scelgo appositamente dei testi che parlano d'amore o di dilemmi esistenziali, poiché le discussioni che provocano con i miei studenti mi arricchiscono l'animo. Tra i quindici e i diciotto anni le emozioni sono esacerbate, è l'età delle prime passioni. Quindi i miei studenti sanno benissimo di cosa si tratta. In questo modo mi garantisco durante la settimana un certo numero di conversazioni profonde. Altrove ho l'impressione di parlare solo di logistica e di vita pratica (vacanze, decorazione d'interni, scelte di menu, scuola privata o pubblica). È un dato di fatto: nelle discussioni tra adulti si parla più di problemi domestici che di metafisica.
p. 145
Mi ritrovo uno scontrino del caseificio del centro di domenica scorsa. Mio marito ha speso 75,23 euro. Un bell'importo, superiore a quello della settimana precedente (più provviste importanti compra, più ho l'impressione che mi ami). Panna e latte, uova per le sue omelette, formaggio Comté per me, formaggio di pecora per i bambini, formaggio fresco di capra per le nostre insalate, del roquefort con cui ha fatto un sughetto giovedì: il necessario per più di una settimana. Dieci giorni almeno. Un bel bottino. Lo scontrino di un padre di famiglia (ci sono i formaggi preferiti di ognuno di noi). Lo scontrino anche di un uomo che non bada a spese (immagino abbia accartocciato il pezzo di carta con disinvoltura prima di infilarlo nella tasca dei pantaloni mentre usciva dal caseificio, senza nemmeno guardare l'importo). Lo scontrino, infine, di un uomo che ama sua moglie e che non ha previsto di lasciarla la settimana dopo, dato che ha comprato formaggio per dieci giorni.
p. 167
Quando non sono troppo assorta nei miei pensieri (di cui una percentuale preoccupante riguarda mio marito; è difficile da quantificare, ma direi circa il 65%), faccio un gioco che può durare mesi, se non proprio anni. Mi chiedo come descriverei una persona che conosco con tre parole. È una vera e propria missione esistenziale più che un tentativo di descrizione: trovare le tre parole che catturino quel che fa sì che una persona sia esattamente ciò che è e non un'altra.
p. 194
Prima di incontrare mio marito, ho avuto una storia con un ragazzo che mi amava più di quanto l'amassi io. Due anni con Adrien a addormentarmi prima di lui tutte le sere, due anni senza dolore ma neppure passione. Con mio marito ho capito sin da subito che sarebbe stato il contrario, che avrebbe occupato lui la posizione dominante. Così ho esitato. L'ho addirittura lasciato qualche mese dopo il primo incontro per ridare una possibilità ad Adrien. Due settimane di pausa cullate dal rumore delle onde. Alla fine però ho scelto mio marito. Ho lasciato Adrien e il lungomare, ho rinunciato alla comodità di essere amata e sono ritornata per sempre da mio marito. Amare mi sembrava essere la scelta più nobile. E poi ero talmente attratta da lui che mi chiedevo come avrei fatto se non l'avessi visto ogni giorno della mia vita. Il suo modo di parlare, di spostarsi in una stanza, di muovere le mani: sono rimasta subito stravolta da qualsiasi cosa facesse. Respirare la sua stessa aria, condividere il suo stesso letto, andare in vacanza con lui: tutto questo mi sembrava un privilegio irrifiutabile. Insomma il carisma di mio marito ha condizionato il mio giudizio.
Oggi non direi di essermi pentita di questa scelta, ma mi rendo conto che il prezzo da pagare era molto alto, molto più alto di quanto pensassi. Se avessi scelto di farmi amare invece di amare, sarei stata senz'altro una madre migliore, avrei anche avuto la predisposizione giusta per instaurare belle amicizie e coltivare vere ambizioni di carriera.
Mio Marito
Maud Ventura
SEM Società Editrice Milanese
213 pp.
19 euro