Librini #49 ‑ La Via della Narrazione
Meditazioni casalinghe, visualizzazioni di lettura e poi la vita vera.



Questa è Librini, la tua dose di storie, letteratura e vita vissuta raccontate bene, il tempo di un cappuccino.
Nella puntata precedente abbiamo festeggiato un compleanno importante. Scopri quale.
In questa puntata scoprirai un po’ del mio rapporto con i libri, quando e come vorrei leggere e cosa succede invece + un libro brevissimo, bello e prezioso.
*** Il brano che stai per leggere è originale, scritto da Sveva Borla ***
PANCAKE, LIBRI E POLPETTE
Ho libri ovunque e continuo a comprarne o prenderne in prestito, si tormentava la poveretta come fanno quelle persone che sanno di avere un problema. Li appoggio dove capita perché disseminarli per casa, in borse di tela, nel passeggino, sul ripiano della cucina in mezzo alla frutta, mi fa pensare che sarà più facile prenderli in mano e dedicarmici. Sfogliarli, ordinarli, anche annusicchiarli un po’, chiaro, pensava fra sé vagando per la casa con le mani occupate.
La questione per lei non era mai stata tanto dove metterli, quei libri. Più che altro il problema, la realtà è che ciò che sentiva sempre mancarle era il tempo per leggerli.
Dicono che il tempo non esista. E infatti son d’accordo: dove sparisce il mio? rifletteva avida e frustrata.
Tenendoseli tutt’intorno, quei suoi libri, spostandoli con il gomito per aprirsi un varco sul bancone della cucina, facendo attenzione a non macchiarli con le mani sporche di qualche intruglio, mentre avvoltolava centinaia di polpettine, mentre pelava decine di carote, mentre faceva caso a non bruciare i pancake per la colazione del giorno dopo, li vedeva fare capolino fra le cose della quotidianità e le sembra di sentirsi più tranquilla.
Aveva come l’impressione che le necessità della vita domestica rubassero davvero troppo tempo alle menti creative: Se fossi una vera scrittrice, una di quelle che sfornano libri e tengono corsi e scrivono rubriche sui giornali, invece di perdermi dietro a tutta questa roba che sta alla base della sopravvivenza della mia famiglia, dedicherei molto più tempo a curarmi del mio cervello, meditava attaccata alla brocca del drip coffee. Poteva sentire le idee che si muovevano informi nella sua testa, desiderava afferrarne qualcuna per buttarla fuori in qualche modo. Chiedeva solo di poter passare il resto della sua esistenza a leggere e scrivere, in santa pace.
LA MEDITAZIONE CASALINGA
Fortunatamente, aveva sviluppato, grazie a moltissima pratica, una forma di meditazione casalinga che le consentiva di pensare ai fatti suoi mentre si occupava di cose varie, quelle cose – come si diceva – necessarie eppur molto bistrattate, specie da chi non aveva da occuparsene. Mentre girava i pancake nella pentola, controllava le melanzane nel forno, sciacquava l’insalata e tirava fuori i piatti puliti dalla lavastoviglie, meditava e non pensava a niente. Che è come dire che pensava a tutto quanto insieme.
Se qualcuno avesse potuto avvicinarsi un po’ alla donna intenta a controllare la pastella allargarsi sulla base nera della padella, avrebbe di certo potuto cogliere il ruscello vivace dei suoi pensieri. Per esempio: devo ricordarmi che prima di andare a letto c’è da stendere la lavatrice oh che noia vabbè lo farò ascoltando un ventina di minuti di audiolibro di Madame Bovary così finalmente recupero ‘sto classico che hanno letto tutti e comunque Flaubert genio delle descrizioni, domani i bambini faranno la foto di classe meglio tirare già fuori i vestiti giusti, mancavano i pannolini già che ci sono serve anche la carta igienica adesso mi scrivo una nota e ci aggiungo i fazzoletti di carta, certo che il piccolo continua ad avere moccoloni al naso, speriamo non piova nel fine settimana altrimenti cosa facciamo tutto il giorno a casa? forse potrei invitare un paio di amichetti a giocare… non ho le gocce di cioccolato per fare i biscotti! aggiungo anche quelle alla nota, non so a chi chiedere per risolvere il problema con il computer che rodimento, intanto vedrai che dovrò scrivere la puntata sulle note del telefono, fra l’altro [?!? n.d.r.] domani devo andare di nuovo dalla dentista un incubo, entro stasera devo decidere assolutamente se vale la pena che mi iscriva al corso di scrittura online perché inizia la prossima settimana, certo, altri soldi, come potrei guadagnare un bel po’ di soldi?, se mi organizzo magari lo riesco a seguire in diretta il mio corso, oddio non dirmi che mi sono dimenticata di dire alla baby sitter di venire domani, adesso controllo, prima devo rispondere a tre messaggi della scorsa settimana che vergogna, la lista dei libri va aggiornata, devo farmi un programma, mi serve assolutamente un programma, un programma di tutto, un post su Substack con le mie liste dei libri? tipo: come e quando le penso, vabbè ma a chi interessa?! chi è già che seguivo che mi piaceva come diceva ‘ste cose? più tardi guardo, non so più dove ho messo la spazzola che districa i nodi, ah già il balsamo nella lista, chissà se domattina riesco a farmi una doccia come si deve, dovrei svegliarmi prima, oh ma stasera sono da sola a gestire i bambini, e di cena cosa preparo? domani invece pizza, ho tutto? sì ho tutto, devo leggere mille cose comunque, mi faccio un caffè, al limite salto le parti che non mi interessano dài, ma certo che le salto sono libera di fare quello che voglio, anzi così mi autodetermino. Alle nove di sera, però, dopo aver letto ai bimbi, mi addormento con loro sul divano, ma com’è possibile?
E già, ma come sarà mai possibile?
Mentre la pila dei pancake che le piace preparare in anticipo per le colazioni di tutta la settimana si raffredda su un piatto in cucina, la donna fa qualche giro spaesato su sé stessa cercando di valutare la situazione e immediatamente passa a dedicarsi al prossimo compito, continuando a meditare, meditare, con un auricolare solo nell’orecchio, ascoltando un podcast, un audiolibro o qualche denso messaggio vocale inviato da certe amiche. Ecco, forse c’è ancora qualche cosina da mettere a punto in questa mia tecnica di meditazione, ammette a se stessa. Quel che è certo è che i pensieri arrivano e io li lascio subito subito andare. Guarda quanti sono…
VISUALIZZARE LA LETTURA PERFETTA
Partendo dal primo dei suoi appunti mentali, si dirige baldanzosa verso la lavatrice e la svuota tutta dentro la vaschetta in cui facevano il bagno i figli quando erano neonati. So far affacciare alla mia mente anche scene meravigliose, comunque, si motiva. La tecnica della visualizzazione mi viene benissimo: funziona specie se stai stendendo, piegando il bucato o sistemando qualcosa; fai attenzione che l’attività deve essere un po’ meccanica, argomenta fra sé come se stesse dando un consiglio a un’amica. La sua da sempre vivida immaginazione le sapeva regalare sogni a occhi aperti che avevano il potere di placare il suo spirto e consolarla delle fatiche quotidiane.
Per esempio, un’immagine cui era molto affezionata è la seguente: usciva struccata e con capelli vaporosi dal bagno, si dirigeva in cucina e apriva una nuova bottiglia di rosé. In Ungheria i rosé sono speciali. Aveva un bicchiere enorme, con uno stelo sottilissimo. Il colore del vino era incantevole e le faceva pensare a un film degli anni Cinquanta. Tirava fuori il suo calice dal congelatore per gustarsi il cicchetto bello fresco. Due taralli, ma sì, chiaro: li metteva in una ciotola di coccio e ne risultava un effetto è un po’ country. D’altra parte era in pigiama. Andava in sala e mentre sgranocchiava una ciambellina del demonio che una ne prendi e cento ne mangi, tornava al libro già iniziato che attendeva il suo ritorno poggiato su una pila di altri volumi e volumetti che lo sostenevano come fosse il vincitore di una qualche gara fra libri di cui lei non era al corrente. Si rannicchiava sul divano, vicino al quale c’era un tavolino che sgomberava dai ciaffi dei bambini per avere lo sguardo libero dalle cianfrusaglie che non centravano con quel suo moneto di pace e di bellezza, di raccoglimento e di relax. Poggiava sul ripiano mondato la ciotolina di coccio con i taralli pugliesi e lo splendido calice di magnifico rosé. Le sue unghie erano smaltate di fresco e facevano pendant col colore del vino, i pantaloni del pigiama erano nuovi, a piccoli fiori, leggeri, larghi ma femminili, sopra portava una maglietta bianca con lo scollo a V semplicemente perfetta, quella che tutti avrebbero voluto avere e non trovavano. E infatti neanche lei, perché quello era solo un sogno a occhi aperti, una potente visualizzazione che – era certa – l’avrebbe guidata, prima o poi, verso la T–shirt dei suoi desideri così come a un momento di lettura perfetto, completamente indisturbato. Che si meritava assai.
Mentre sprimacciava mutande e calzini umidi prima di appenderli, visualizzava con fede e conveniva: Sono molto affascinante da osservare da fuori. Una foto che non si sarebbe potuta fare in quanto soggetto del desiderabile scatto. Vedeva tutto: la luce soffusa ma sufficiente, l’impaginazione del libro perfetta, la porosità delle pagine così gradevole. Sono l’immagine della pace, della rilassatezza e della concentrazione. Sono l’immagine della pace, della rilassatezza e della concentrazione. Sono l’immagine del…
— Mammaaaaaa, mentre stavo facendo la cacca Dante è venuto a lavarsi le mani e ha fatto un macello. Mammaaaa, ho finitoooooo, vieniiii. Dante ha preso anche il dentifricio e lo vuole mangiare!
Nella sua immaginazione momenti come quelli duravano ore, forse giorni, tanto era il tempo che sentiva avrebbe desiderato recuperare o ritrovare – non sempre, una volta ogni tanto – e che invece erano andati persi, da anni. Abbandona lo stendino e il bucato, certa di ritrovarlo paziente ad aspettarla di lì a poco, e si dirige coraggiosa sul luogo dei tafferugli. Mi alzo da quel divano per fare pipì, mi stiracchio e cambio posizione ma niente può turbarmi. Il vino è sempre fresco e i taralli non finiscono mai. Visualizza, visualizza. Sono esattamente dove voglio essere e sto facendo esattamente ciò che desidero. Non ho neanche un brivido di freddo, non mi prude da nessuna parte. Sto comoda e sono profumata, pensa mentre entra nella camera a gas dove la bimba si trovava seduta con le mutandine calate fino alle caviglie e il bimbo era bagnato e spalmato come di calce dalla testa ai piedi.
Nella sua testa ci sono infiniti buoni propositi e il catalogo di immagini in cui esiste una lei che si raccoglie in una lettura soddisfacente è molto ricco. Ha sempre qualcosa da bere davanti, ma mica ogni volta si tratta di vino. Di solito, nel sogno, è mattina presto perché nel suo caso quel momento della giornata ha sempre avuto l’oro in bocca per fare tutto, dopo il caffè.
Per esempio: quando entra in cucina sta per albeggiare; la stagione preferita è quella di passaggio, specie dal freddo al caldo. Va in giro scalza, non deve imbacuccarsi in niente, accende la macchinetta dell’espresso, sceglie una tazza e mette a montare un po’ di latte. La cialda del caffè la passa anche tre volte, ne usa due quando ha proprio bisogno di in aiutino. Un cappuccino doppio e poi qualcosa di buono da mangiare: un pancake con la frutta, pane formaggio e miele, se c’è qualche leccornia dalla sera prima tanto meglio, un muffin, due biscotti al cioccolato. Di solito prepara lei stessa tutte queste cose, ma trovarle il mattino ad attenderla sul tavolo della cucina glielo ha sempre fatto sembrare come un gesto magico, un dono inatteso.
Si siede vista finestra e poggia tazza e piatto sulla tovaglietta di paglia. Ci tiene a usare stoviglie belle, tovaglioli graziosi, posate pesanti. Le piace cominciare bene perché è convinta che un po’ di bellezza sin dal mattino sia fondamentale per coltivare fiducia e speranze nel mondo. Non il diavolo ma il divino si nasconde nei dettagli: lei la pensa così ed è molto d’accordo con se stessa a pensarla così. Il giorno fa capolino, il cappuccino non scotta, il cibo è delizioso. Prende un libro e pensa che niente può andar male e avverte tutte le energie dell’universo convogliarsi dentro di sé grazie a quell’istante in cui può iniziare la giornata con calma, in silenzio, in ritiro spirituale con il caffè. Sarà una giornata di fasti.
Se mettesse il telefono in carica in un’altra stanza per non essere disturbata, per non cedere alla curiosità delle notifiche, non volendosi accorgere quando lo schermo s’illumina, quante pagine potrebbe leggere in un’ora o in mezz’ora o in dieci minuti? Comincia a pensarci mentre si bea del suo intorno. Non le importa davvero, vuole solo godersi il momento in cui sente una storia formarsi, ci entra in mezzo e la fa sua. Vuole apprezzare le parole una per una, leggere la bella scrittura per impararla, per copiarla, capirla, imitarla, rubarla.
LA VITA VERA SI SVEGLIA PRESTO
Poi c’è la vita vera. È sabato mattina. Mio marito è fuori città per lavoro e i bambini stanno ancora dormendo. È primavera ma la giornata ricorda che il clima fa come vuole quindi ecco per te nuvole cariche di pioggia e fra i tetti bellissimi della mia Budapest penso che forse potrei essere a Londra o a Bruxelles, tanto è grigio. Poco importa: sono sveglia prima di loro e una pila di libri aspetta di essere piluccata, insieme alla colazione.
Accendo due candele che ho sul tavolo, vicino alla piantina di rose che mi è stata donata al Club del Libro che animo all’Istituto Italiano di Cultura per festeggiare due anni della mia newsletter. Le do un po’ da bere e sorseggio anche io il caffè. Uno sguardo al telefono solo per capire che ore siano poi lo metto a testa in giù un po’ distante da me. Il cielo ovattato mi rende inaspettatamente felice, godono i polpastrelli per la porosità del legno e intorno ho colori che mi parlano: sono una ragazza semplice.
So che questo stato di grazia può durare pochissimo quindi non voglio sprecarlo. Non ho tempo per una saga familiare in cui vorrei sprofondare lasciando venire mezzogiorno in pigiama: i bimbi si sveglieranno fra poco, giustamente pieni di entusiasmo e richieste, come ogni mattina. Il libro che scelgo dal monticello che sta fra banane e avocado è un Feltrinelli sottilissimo in cui sono certa che Alessandro Baricco abbia centrato nuovamente il punto di qualcosa e visto che lo hanno anche impaginato bene in un fascicoletto di un rosa pastello perfetto, lo agguanto con una certa soddisfazione che solo le persone estetiche come me potranno capire.
Lo poggio per un istante accanto alla mia mise en place e riprendo il telefono per fare una foto. Ne scatto qualcuna perché non sono mai contenta della prima ma subito mi ricordo del senso di artefatto still life che pervade la maggioranza di ciò che vedo sui social e mi dico che posso prendermi il lusso di discostarmi, di essere più approssimativa, e imperfetta, e vera forse, di quelli bravi bravi che usano bene i social, e mi apparecchio una cosa giusta per me.
Lascio di nuovo da parte il telefono e ora sì che mi posso godere questo inizio di giornata che potrebbe essere un disastro: piove fitto, è umido, il Papà tornerà solo stasera e i bambini a casa tutto il giorno potrebbero diventare l’ottava piaga dell’Apocalisse. È molto probabile che sarà una giornata difficile ma se io inizio bene, intanto… intanto qualcosa farà.
Il libricino si intitola La Via della Narrazione ed è un breve saggio pubblicato da Feltrinelli per la stessa collana di cui avevo già letto Quel che stavamo cercando, in cui Baricco riflette sulla Pandemia. In questo caso, si tratta di una trascrizione, opportunamente lavorata, di una lezione tenuta alla Scuola Holden nel novembre del 2021. Come afferma l’autore stesso, gli è venuto in mente di
provare a staccare una lezione in cui, in maniera estremamente sintetica e più possibile chiara, raccoglievo le cose principali che mi è accaduto di capire da quando mi occupo di narrazione.
A Baricco, come sappiamo, è accaduto di capire molto, negli anni, di storie e scrittura ed ecco che ci consegna così 25 brevissimi capitoli e una postilla in cui, attraverso un ragionamento coerente e compiuto che non dà nulla per scontato, delinea le coordinate di ciò che significa raccontare, mettendo in discussione anche qualche mito.
Una storia è il campo di energia prodotto nell’animo di uno di noi dall’imprevista vibrazione di una tessera di mondo. La sua genesi può durare un attimo o incubare per anni. Il suo tempo di germinazione è misterioso.
Alessandro Baricco suggerisce come le storie non siano mai una linea, ma sempre uno spazio e che il fatto che siano illimitate rappresenta un orizzonte infinito da salvaguardare perché è ad esso che gli umani affidano il fondamentale legame tra storie e libertà.
In poche agili e interessantissime pagine, Baricco tiene un corso di scrittura per tutti, nel senso che non può che essere interessante per chiunque, in cui descrive la trama di una storia come
una linea ferroviaria che attraversa un continente. Chi viaggerà su quella linea non potrà certo dire di aver visto l’intero continente, ma nondimeno l’ha abitato, vissuto, intuito. È quel che si può fare.
L’autore si sofferma anche sullo stile, confermando sia di pochi, che non si possa insegnare perché esso
sgorga da un’intimità altissima e misteriosa con un particolare materiale […] cessa di essere uno strumento esterno e diventa prolungamento di un corpo. Mano, non martello. Respirazione.
Ma, seppur non sia dato
insegnare ad avere una voce, possiamo insegnare a cantare a quelli che ce l’hanno.
In poche pagine Baricco non manca di rileggere e dare una nuova interpretazione anche al famoso testo di Christopher Vogler Il viaggio dell’eroe, uno dei manuali di scrittura più letti di sempre, polemizzando su un aspetto delicato e affermando che
Lungi dall’essere il prodotto di un inconscio collettivo, la catena narrativa del viaggio dell’eroe è lo strumento con cui la lingua del dominio tenta di assorbire lo scandalo dell’inconscio individuale […] contribuendo a fissare il perimetro del cittadino ideale, cioè del servo inconsapevole. Quando invece gli umani vivono di una spettacolare follia.
Mentre i bambini scotchavano scatoloni e usavano gli ultimi scampoli di carta igienica come bende, penso, io mi paralizzavo davanti a poche righe determinanti che potevo leggere dall’inizio alla fine senza perdere il filo del ragionamento. Che sommo miracolo.
Chiuso il libro, mentre suggerivo ai piccoli di prendere il Lego e lasciar stare per un attimo la mummificazione degli scatoloni, continuavo a pensare alle parole di Baricco:
Chi racconta diventa. Non si limita a organizzare il passato ma suscita il futuro.
E intanto cliccavo compra sul corso di scrittura.



Unisciti a Librini – Il Club, il club del libro online di Librini!
L’incontro di questo mese sarà mercoledì 30 aprile alle 18:30 online.
Pareleremo di Tatà di Valerie Perrin.
Per iscriverti, puoi pagare qui 5€. Mi raccomando, ricordati di scrivere nelle note: Nome, Cognome e Indirizzo email.
Ti aspetto.



Mi chiamo Sveva Borla e sono una che ha sempre amato fare tante cose molto diverse fra loro. Ma soprattutto leggere, scrivere, fare fotografie e organizzare cose.
Sono una giornalista, ho lavorato con Forze Armate, Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, Istituti Italiani di Cultura.
Due anni fa ho fondato Librini per raccontare di scrittura, letture e vita che ci passa attraverso.
Ho vissuto a Torino, Barcellona, Roma, San Paolo del Brasile, Lima e adesso Budapest, dove animo il Club del Libro dell’Istituto Italiano di Cultura, al quale ho ospitato autori come Giulia Caminito e Vincenzo Latronico, e organizzo eventi letterari in giro per la città.
Nel 2024 ho portato Librini nelle scuole italiane di Lima e New York nell’ambito della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo e al Festival L’Eredità delle Donne di Serena Dandini.
Se vuoi partecipare a qualcuno dei miei eventi o pensi che potremmo collaborare in qualche modo, scrivimi: sarò felice di conoscerti.
Mi trovi anche su Instagram dove noterai che non manco mai di fare colazione.
A proposito, se ti piace questo progetto, puoi dirmelo con un cappuccino!
Hai ricevuto questa puntata ma non sei ancora iscritto a Librini? Puoi farlo qui: