


Questa è Librini, la tua dose di storie, letteratura e vita vissuta raccontate bene, il tempo di un cappuccino.
IO TI CREO, IO TI DISTRUGGO. O FORSE NO.
Librini è la newsletter sui libri che dura il tempo di un cappuccino, esce di sabato mattina e ti racconta un libro come nessuno in giro. È ciò che dicevo quando questo progetto era ancora piccolo, intorno all’anno di vita. Stava cominciando a camminare da solo. L’avevo curato e gli avevo dedicato tempo e affetto; lui mi aveva ripagato non spegnendosi in un flop micidiale e io gli ho sempre voluto molto bene per avermi risparmiato questo trauma, fino a ora.
Gli avevo dato un nome così, piccino, carino, un nome da femmina, un nome che servisse a nascondere tutta l’ansia da prestazione e la sindrome dell’impostore che ovviamente avevo e che chiaramente ho ancora, morbi della modernità che affliggono il mio genere nella mia condizione: non più giovanissima, non ancora decrepita, mamma di una bambina piccola e molto vivace, quasi mamma di un secondo bambino che pazientemente nella pancia aspettava intanto di essere chiamato in qualche modo. Italiana all’estero, a carico — si dice — del marito, ricompensato per un lavoro riconosciuto che lo identifica, seppur non basti evidentemente a definirlo. Io che sempre ho fatto proprio fatica a trovala un’etichetta accettabile, e comunque scansata da tutte quelle che anche mi sarebbe piaciuto provare, dal mio punto di vista ho sempre trovato che una vita in giro, fatta un po’ così, fosse un’opportunità molto interessante per una che si annoia facilmente e che ha sempre scalpitato.
Ma certo non si può dire non sia anche decisamente faticosa e richieda sommessa disponibilità a una serie non indifferente di sacrifici. Per esempio, può capitare di sentirsi un vascello inesperto in mezzo al mare: anche se il mare è calmo e il sole splende, tu hai paura. Ti guardi intorno, non sei ancorato, non riconosci niente di familiare; ogni direzione potrebbe essere quella buona, ma per andare dove poi?, che se arriva una tempesta oppure un sottomarino non si accorge che ci sei mentre sta risalendo ti travolge e in un attimo tu devi ricominciare a esistere, tutto da capo.
Per esempio, anche, tu un giorno sei a Roma, poi ti dicono vai in Brasile e tu ci vai; gli amici ti regalano un Kindle perché in valigia avevi messo solo libri. Vai, vedi, ti adatti, sorridi, capisci come usare bene quel tempo, come massimizzare l’esperienza. Poi torni alla base e comincia la suadade. È agosto. E adesso che lavoro farai non lo sai, comunque uno arriva. Un lavoro arriva sempre, tu lo trovi. Inizi a capire che servirebbe organizzare la cambusa in tempo prima di salpare un’altra volta. Ma come e quando non lo immagini, non c’è un manuale che lo dica. Arrangiati un po’: mi sembra di sentire da sempre una vocina dietro di me che mi sospinge verso qualcosa, verso il futuro. Mi attrezzo in qualche modo (in molti modi, ogni volta), forse non è quello giusto, ne ho il sospetto ma non ho tempo per riflettere.
Si parte e si riparte e io mi trasformo, sono una persona diversa, accresciuta; ho sempre la solita voglia di ricominciare ma anche la solita paura di cosa ne sarà di me, in fondo. Nel frattempo cambio lingue, continenti, abitudini e a volte è un’avventura incredibile, come quando ho scavato per due settimane nel deserto di Nasca insieme agli archeologi, lavandomi nel fiume, dormendo per terra in una tenda, sperimentando la potenza di un territorio mistico. Altri giorni invece è più simile un dramma esistenziale, fra letti da rifare e paura di sparire. Perché volevo essere un duro però non sono nessuno.
Librini è nato in un contesto così, tutto in una mattina, forse era mercoledì. Budapest ammicca fuori dalla finestra. Mi pesano la pancia piena di Dante e la testa stracolma di idee. Qualcosa devo liberare prima di diventare una sola enorme violacea occhiaia. Il mio bébé aspetta pacifico, sa tutto e io lo sento. Mi alzo con fatica dal divano e mi siedo scomoda alla scrivania. Apro il computer con una pulce nell’orecchio e con una spavalderia da ultimo minuto mi dico Intanto inizio, poi vediamo. In un salone dove ero andata a fare la pedicure, per mettere lo smalto a unghie che non vedevo più già da qualche settimana, avevo letto: Do what you can. Start where you are. Use what you have. Ma certo, mi ero detta. Ma certo.
Ti racconto tutto ciò perché so che chiunque ha bisogno di trovare un segno come questo da qualche parte, ogni tanto. C’è sempre qualcosa che possiamo fare, a un certo punto: non importa quale, perché quel che è certo è che il momento giusto è come un colpo di fulmine, raro e aleatorio. Ma non per questo non val la pena innamorarsi. Per fare Librini — avevo pensato — bastava leggere e scrivere e io sapevo fare entrambe le cose, piuttosto bene.
Dopo aver pubblicato un piccolo manifesto per mettermi al riparo da ogni ansia di perfezionismo, ho scritto una prima timidissima puntata uscita il 18 marzo del 2023, inviata a ben 5 persone, fra le quali la sottoscritta. Parla di un libro che ancora oggi resta uno dei miei preferiti di tutti i tempi, I miei stupidi intenti di Bernardo Zannoni, e per cui non smetterò mai di ringraziare Donatella Di Pietrantonio che me lo ha consigliato, insieme ad altri che non ho ancora avuto il coraggio di leggere perché non so quale tipo di voragini potrebbero aprire tutte in un solo colpo.
Oggi, a distanza di due anni belli e impossibili, esce questa puntata fatta a modo suo perché ho un po’ di grazie da dire più un paio di notizie da dare. Se sei nuovo da queste parti, abbi pazienza: capirai subito che Librini è una newsletter così, che fa un po’ quel che capita, perché la vita cambia e devia, bisogna fare di necessità virtù e io ritengo che tutto sommato questo non rappresenti un vero problema, più che altro che sia la normalità.
X FACTOR. OVVERO PERCHÉ LA LEGGI.
Librini è una newsletter che parla di lettura e lo fa attraverso la scrittura, che è come dire l’altra faccia della stessa medaglia. Librini non è un diario e non è una solo una recensione. Librini non è per niente oggettiva, ma è unica perché parla della vita che passa attraverso i libri, anche della tua e della mia. La trama e i personaggi, le relazioni e gli eventi in una storia ci interessano perché dicono qualcosa di noi stessi. Dedicare tempo alla lettura di un libro e al confronto su di esso è una pratica di cura interiore, mette in comunicazione mondi diversi e apre la mente al cambiamento. Se questo non succedesse, tanto varrebbe bruciare le biblioteche.
Per parlare di libri ho dovuto partire dicendo di me; non avrei potuto fare altrimenti perché non ho mai saputo scrivere niente di vero che non trovasse giustificazione in un forte legame con ciò che mi riguarda, ciò che conosco.
In linea con l’idea che dedicarsi ai libri sia bello e importante perché si parla di vita vissuta, di noi stessi, ho raccontato tante storie che sono piaciute ai miei lettori perché in esse si sono riconosciuti, in parole che non avevano ancora trovato ma che hanno risuonato dentro di loro, svelando qualche verità. E a me piace pensare che il sabato mattina, davanti a quel famoso cappuccino, noi ci si scambi qualcosa di prezioso. Senza strategie né artefatti, io dico solo ciò che so e mettendolo in bella lo capisco meglio mentre la magia che si compie è che dall’altra parte c’è chi se lo prende e ne fa tesoro.
Questo è il primo enorme grazie che desidero rivolgere: a tutte le persone iscritte a questa newsletter, a chi l’aspetta e la commenta e la consiglia. Se non fosse per ognuno di voi, Librini sarebbe solo l’ennesima idea graziosa chiusa a far la muffa in un cassetto.
LE PERSONE DI LIBRINI
Librini deve molto a tante persone, in primis alla mia Sara della puntata 29, che è la pulce nell’orecchio, l’amica che tutti vorrebbero e che conosce e consola ogni più piccolo tentennamento e accoglie e celebra ogni più minuscolo traguardo senza mancare mai.
Grazie alle persone che all’Istituto Italiano di Cultura di Budapest si sono affezionate alla newsletter da subito, specie Ibolya e Lilla, e poi mi hanno chiesto di animare un Club del Libro che sognav(an)o da anni e che non avevano mai avuto. Grazie a tutti i partecipanti a questa iniziativa che ogni volta mi fa tremare un po’ le gambe: cosa dirò? Sarò in grado? Qual è il punto di interesse da sottolineare ai loro occhi? Anche quando ci siamo ritrovati a parlare di storie che mi avevano entusiasmato di meno, discuterne insieme a loro ha rappresentato sempre un enorme valore aggiunto alle mie riflessioni sui romanzi che avevo proposto.
Grazie ad autrici e autori speciali, come Giulia Caminito e Vincenzo Latronico che hanno partecipato con generosità ai Club del Libro dedicati ai loro successi e che hanno dispensato cariño e consigli alla sottoscritta. Ad Antonella Lattanzi e a Donatella Di Pietrantonio, le più amate, che sanno della fatica della scrittura. A Beatrice Salvioni e a Gianni Solla che mi leggono.
Grazie a molte persone del mondo dell’editoria, come Carmen Prestia che ha letto dall’inizio e a Monica Malatesta che non vedo l’ora di rivedere, prima o poi. A Stefania Cammillini che mi ha mandato degli Einaudi preziosi e all’agenzia Sosia & Pistoia, specialmente a Federica Remotti che è la più fan delle fan di Librini. Alle case editrici amabili come Safarà e a traduttrici sapienti e sensibili come Annalisa Di Liddo.
Da alcuni mesi, Librini ha una nuova cera di cui sono molto fiera e grata alle illustrazioni di Anna Dalla Via che ha un tratto incantatore; a Valentina Aversano che sa indirizzare le persone e per la quale non ho più un segreto; ad Alice Fadda che conosce un mare di barbatrucchi determinanti dell’internet; a Francesca Ibba che mi ha detto che esisteva un sito apposta per me che si chiama Substack.
Grazie a tutte le persone che hanno partecipato ai miei eventi. A Patrizia e a Daniele per avermi permesso di parlare di Librini durante la Settimana della Lingua Italiana nel Mondo a New York e a Giusy e al Colegio Italiano Antonio Raimondi di Lima dove ho fatto la stessa cosa.
Grazie a tutte le amiche e gli amici di ogni epoca e in ogni latitudine che hanno mandato messaggi scritti e vocali e hanno messo cuori e fiamme alle puntate di Librini; a chi mi regala libri che sono nella mia lista a Natale, a chi me li manda nei pacchi dall’Italia, a chi se li mette in valigia, a chi me ne dà sperando potrò scriverne un commento.
Grazie a tutti quelli che mi dicono che aspettano di leggere il mio libro.
Grazie a chi è venuto ai Silent Book Party che ho organizzato a Budapest, a chi mi ha pagato decine di cappuccini virtuali e a chi va in giro con borse, quaderni e adesivi con il logo di questo mio piccolo sogno che si chiama Librini.
E poi grazie alla me che preferisce scrivere e uscire di sabato mattina nonostante le rocambolesche circostanze avverse invece di mandarla in vacca. Succede praticamente tutte le volte.
NOTIZIONE
Grazie a chi mi ha chiesto tante volte di organizzare un Club del Libro online. Specie a loro oggi voglio dire che, come avevo accennato, partirà il Club del Librino.
Il primo incontro sarà online martedì 29 aprile alle 18:30. Parleremo di Tatà di Valerie Perrin. Partecipare costa 5 euro che si possono pagare qui scrivendo nelle note Nome, Cognome e Indirizzo email.
Se vuoi restare aggiornato sulle attività del Club del Librino, scrivimi subito per essere inserito nella mailing lista dedicata.
Mi sembrava di voler dire altro. Forse avrei dovuto dire altro. Ma ogni volta mi ricordo del dono della sintesi di cui il Signore non mi ha dotato e mi viene male per te.
Alla prossima puntata, l’ultima degli anta.



Mi chiamo Sveva Borla e sono una che ha sempre amato fare tante cose molto diverse fra loro. Ma soprattutto leggere, scrivere, fare fotografie e organizzare cose.
Sono una giornalista, ho lavorato con Forze Armate, Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, Istituti Italiani di Cultura.
Due anni fa ho fondato Librini per raccontare di scrittura, letture e vita che ci passa attraverso.
Ho vissuto a Torino, Barcellona, Roma, San Paolo del Brasile, Lima e adesso Budapest, dove animo il Club del Libro dell’Istituto Italiano di Cultura, al quale ho ospitato autori come Giulia Caminito e Vincenzo Latronico, e organizzo eventi letterari in giro per la città.
Nel 2024 ho portato Librini nelle scuole italiane di Lima e New York nell’ambito della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo e al Festival L’Eredità delle Donne di Serena Dandini.
Se vuoi partecipare a qualcuno dei miei eventi o pensi che potremmo collaborare in qualche modo, scrivimi: sarò felice di conoscerti.
Mi trovi anche su Instagram dove noterai che non manco mai di fare colazione.
A proposito, se ti piace questo progetto, puoi dirmelo con un cappuccino!
Hai ricevuto questa puntata ma non sei ancora iscritto a Librini? Puoi farlo qui:
Happy birthday Librini!
Grazie per questa meravigliosa carezza all’anima 🧡
Grazie a te Sveva… (ma dovrei dire Sveviña.. ) leggere e leggerti è sempre una delizia … condivido con te una vita (scelta) di spostamenti continui e l’adattamento costante che comportano. Lo ritengo un privilegio che mi permette di conoscere meglio il mondo, me stessa e persone belle come voi.
Un bacio grande e se posso (da New York) il 29/4 mi collegherò volentieri!